Categorie Blog
Menu del Sito

Oggi GdRagioniamo su... 
hobby, gdr e divertimento 

Bentornati nella prima di tre rubriche a sorpresa che sto preparando per Storie di Ruolo. Per vari motivi tecnici sono rimasto imprigionato per qualche giorno nel mondo reale, impossibilitato a commentare il post Il gdr è solo gioco e divertimento?.

Molti di voi hanno incentrato la propria reazione percependo un attacco alla visione del GDR come hobby. Non era mia intenzione.

Purtroppo, i commenti si sono accumulati senza che io potessi dire la mia. Ho deciso così di fare un secondo post di delucidazione, in cui rispondo a quei commenti ed elaboro anche un'importantissima Postilla.

GDR Hobby

GDR, hobby e divertimento: i vostri commenti

Partiamo subito dal blog. Matteo Zambon scrive:

Ciao condivido la tua riflessione, ci sono persone come me e te che vivono la “sessione” come un hobby complesso. Devi però tenere conto che con la diffusione e lo sdoganamento della cultura “nerd” (mi vergogno per questa frase ma non sapevo come meglio esprimerla) ha portato il gdr a molte persone che lo vivono solo come un gioco dove basta tirare i dadi e fare più alto del master (E.U.M.A.T.E.). Prendo per esempio la notizia recente di una campagna a D&D durata 35 anni…TRENTACINQUE ANNI??? Dopo un lasso di tempo del genere ci sono due possibilità:
1) Il master è un genio della scrittura, riesce a creare trame e sottotrame sensate che neanche Tolkien, Martin e Jordan messi assieme.
2) Il gruppo si trova a tirare dadi senza se e senza ma fregandosene della coerenza, del ruolo (inteso come ruolare), riducendo questo passatempo a un simil boardgame.

Il mio gruppo per esempio gioca a MERCS (Savage World), perchè ci dà la possibilità di cambiare ambientazione senza dover reimparare da capo un nuovo regolamento; l’altra settimana abbiamo passato la sessione a progettare l’attacco ad una base militare discutendo (e ruolando le ricognizioni sul campo) con disegni e finte foto da google maps.

Ciao Matteo e grazie del commento!

La mia risposta è questa: non prenderei mai un singolo esempio blasonato a causa di una copertura mediatica notevole come metro di paragone. Anche perché disinnesca il tuo stesso ragionamento. Se è vero che le persone che "tirano solo i dadi" si sono diffuse insieme alla cultura nerd... allora il master di quella campagna è un genio. Non c'è alcun tipo di ulteriore alternativa.

Non fraintendermi, a Lucca 2017 ho parlato con giocatori il cui Master descriveva loro tutto, comprese le azioni dei loro personaggi. Li faceva tirare solo i dadi. Ma sono comunque dadi poco scientifici su cui basarsi. Sono un singolo esempio all'interno dell'intero hobby dei gdr.

Il mio discorso però era un altro (ti rimando alla Postilla, ma anticipo qualcosa). Non mi importava fare un post che smuovesse chi è convinto fermamente che il GDR è un semplice hobby divertente.

Piuttosto volevo triggerare coloro che dicono "tanto è solo un gioco" benché le loro azioni dicono l'opposto!

Red Dragon scrive:

Ciao! Il tuo articolo mi è piaciuto. È vero il GdR è un gioco e come tale va considerato. Ma non è *solo* un gioco. Esattamente come qualsiasi hobby, ti lascia qualcosa che ti spinge ad andare avanti, ad approfondire delle tematiche ed a parlarne. È lo stesso parallelo che ho trovato col calcio: se dite che è solo un gioco ad un appassionato di calcio, quello vi lincia. Eppure è un gioco.
La prima immagine poi parla per tutto il resto 😛

Ciao 🙂

PS: spunto per un prossimo GdRagionare: perché il Gioco di Ruolo è visto come quell’unico gioco che hai provato (che sia D&D, Vampiri od altro), specie se non ti è piaciuto, a differenza di qualsiasi altro gioco?

È sempre un piacere leggere i tuoi commenti carissimo!

Sono contento che ti sia piaciuto l'articolo e l'intento era proprio quello da te specificato. Volevo togliere all'accezione "gioco" l'idea che, se si chiama così, allora sia accettabile essere poco seri, irrispettosi o apertamente maleducati con i propri compagni. Magari giustificando un proprio ritardo (ennesimo) con la frase "tanto è solo un gioco".

L'esempio del calcio l'avrei voluto fare, ma non volevo inimicarmi troppe persone: grazie a te per averlo fatto. 

PS: bello spunto!

Un altro spunto dall'amico Francesco Rugerfred Sedda, su un argomento simile, è stato il seguente:

In conclusione, mi è piaciuto l'articolo, ma imho manca una parte grossa del topic sul divertimento: il suo uso come descrittore qualitativo. L'utilizzo di "divertente" come descrittore positivo e qualitativo porta il dialogo verso un "questo gioco mi diverte = è un bel gioco / questo gioco non mi diverte = è un gioco di merda". E questa cosa imho è pericolosa, tronca il dialogo, e non permette di parlare del gioco.

Invito tutti voi a leggere la conversazione tenutasi proprio tra me, Sedda e Marco Valtriani sul gruppo Giocare Analogico di Facebook (iscrivetevi al gruppo per vederla) perché è ricca di spunti molto interessanti. Qui sotto in spoiler trovate, per chi non ha il Malefico Social, un paio di screen.

Hobby e GDR su Facebook

E ora i commenti da Facebook. Li citerò in ordine cronologico, mettendo solo il nome di battesimo del commentatore. 

Alessandro dice:

[Domanda mia: A voi è mai capitato di sentirvi dire “tanto è solo un gioco” riguardo ai #gdr?] francamente assai di rado giusto a D&D o pathfinder sopraffatti dalla noia di rifare le stesse cose da decadi....ma in altri contesti e gdr mai siamo sempre stati molto seri e calati nella parte....magari ho solo avuto la fortuna di giocare con amici seri che come me amano i gdr invece di un branco di cazzari

Sono contento di sapere che tu abbia avuto esperienze positive, ti posso assicurare che i "cazzari" sono dietro l'angolo.

Gilbert dice:

[Domanda mia: A voi è mai capitato di sentirvi dire “tanto è solo un gioco” riguardo ai #gdr?] Io lo dico SEMPRE a tutti coloro che portano nella vita reale le liti cominciate in gioco. Il gioco non è la vita reale. I problemi nati in gioco non sono veri problemi e devono restare lì. Mai portare le liti dei prrsonaggi nel mondo reale ove rovinano le amicizie. 

Sempre un piacere avere un tuo commento!

Devo ammettere, come già fatto nel precedente post, che uno dei pochi momenti in cui non sobbalzavo ad udire la fatidica frase era proprio durante la sedizione delle risse da gdr (poche me ne sono capitate, in realtà) e dei flame online.

Eppure è mio parere che sia comunque tremendamente sbagliato dire "tanto è solo un gioco" a prescindere. Sminuisce il GDR, che sia per noi hobby o meno. Scopri perché nella Postilla.

Emil dice:

È un gioco, per fortuna e deve essere solo quello.

Sarebbe stato bellissimo, Emil, poter argomentare insieme a te come mai secondo te il gdr debba essere solo un gioco. Ma la succinta risposta e l'assenza di una replica al mio commento su Facebook ce l'ha impedito.

Rimango aperto alla discussione, con una precisazione: io non ho mai detto che il gdr non debba essere un gioco, né che non debba essere solo quello. Ho detto, come dice il post, che è sbagliato affermare che "tanto è solo un gioco" - e sottolineo la parola "tanto" questa volta, usata in senso dispregiativo.

Disclaimer: mi sono accorto che in tantissimi avete risposto più al titolo del mio post che al post vero e proprio, specialmente da Facebook. Vi invito a leggere sempre fino in fondo quello che scrivo perché spesso la spiegazione del titolo è intrinseca alla lettura integrale del post.

Christian dice:

Guarda che spesso si dice "tanto è solo un gioco" soprattutto per non iniziare dei flame interminabili.

Come ho scritto sopra a Gilbert, ne sono consapevole. Leggi il post.

Marco dice:

Quando devo parlare di gdr a chi non li conosce, inizio con questa frase
"I giochi di ruolo sono un passatempo".
E non lo faccio per sminuirli, anzi. Uso questa formula per spiegare con quale stato mentale ci si dovrebbe approcciare, secondo me, specialmente in giovane età. Se l' esperienza sarà positiva, i significati più profondi emergeranno da soli.

Come già ti ho risposto su Facebook, le parole hobbypassatempo legate al GDR non si discutono in realtà. Né tanto meno la parola gioco, quanto l'espressione in sé.

Non che una sessione di gdr debba sempre essere profonda come una tragedia shakespeariana, ma è anche vero che se fatto con i dovuti crismi anche la partita più becera di D&D raramente risulta solo un gioco - salvo, beh, come detto sopra, usarlo come scusa solo per lanciare i dadi.

GDR Hobby

Postilla: Hobby e GDR

Cos'era il post che ho pubblicato qualche settimana fa? Me lo hanno chiesto in molti. Perché parlare di divertimento e di frasi come "tanto è solo un gioco"?

Beh, in parte perché mi ero stancato un poco di sentirla ripetere, come è successo a Lucca 2017, da veterani del gdr e addetti ai lavori che si fanno scudo di quella frase per evitare di intrattenere discussioni di game design. 

Posso aspettermelo da giocatori che vogliono impedire un flame, ma usarlo come scusa per far finire nel dimenticatoio una interessante discussione di design... è come dire che siccome esiste D&D allora è inutile creare altri GDR. So che c'è gente che lo pensa, per me la varietà è invece un'ottima cosa. 

In realtà, l'espressione "tanto è solo un gioco" non mi infastidisce di per sé.

Mi infastidisce molto quando è sulla bocca di qualcuno che gioca di ruolo da anni o che fa parte anche dell'industria. E non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ho partecipato recentemente ad un raduno di vecchie leve milanesi del gdr e non ho sentito la frase neanche una volta - anzi, ho visto persone vogliose di discutere di questo hobby. 

Perché non ho detto nulla quando ho sentito la frase a Lucca? Beh, la frenesia della fiera impedisce di fare molte cose, una tra queste è cogliere la palla al balzo. A volte devi improvvisamente assentarti per fare questo o quello e il tempo passa, i dialoghi si affievoliscono. Ma la domanda rimane.

Perché una persona dovrebbe voler sminuire un hobby che pratica, che sia gdr o meno? Io non ne ho idea. 

Ma a coloro che hanno commentato, o che mi hanno chiesto del post, voglio fornire una ulteriore e importante riflessione che mi ha spinto a scrivere sull'argomento: se la frase "tanto è solo un gioco" la diciamo noi che giochiamo e creiamo giochi, allora non possiamo lamentarci di quelle persone che obiettano ai nostri discorsi con argomentazioni simili.

Persone che con frasi come "tanto esiste solo D&D" o "tanto è solo lanciare i dadi" o ancora "tanto lo facciamo per farci due risate" sminuiscono il nostro gioco che magari potrebbe anche avere una chance di vincere i loro pregiudizi e affascinarli. La frase fa danni, sempre, anche quando usata con fini benevoli.

Ragionateci sopra un attimo, anche per assurdo. Ammettiamo che io riesca a sedare un flame o un litigio dicendo "tanto è solo un gioco", per sottolineare che quei problemi lì non appartengo alla vita "vera". Cosa sto facendo?

Sto implicitamente dicendo che non è flame ad essere sbagliato, ma è l'attaccarsi ai giochi così tanto da non capire che sono solo fughe dalla terribile Vita Reale1.

Ci troviamo così di fronte al paradosso di sminuire il prodotto per cessare il processo, di eliminare alla radice la necessità di affrontare le cose con maturità affondando quello che invece dovrebbe unirci, cioè la passione per i gdr.

GDR Hobby

Non è perché "tanto è solo un gioco" che dovremmo smettere di litigare, ma è "proprio perché è un gioco" che dovremmo usarlo. Usarlo anche per risolvere le liti, come riesce a fare a scuola una persona che conosco tramite Musha Shugyo.

Usarlo per esplorare una parte di sé che non conoscevamo oppure per socializzare senza la paura di sbagliare perché tanto è un personaggio, non sono io (e invece sì, sei tu, ma con una maschera che ti protegge).

Proprio perché è un gioco non dovremmo renderlo meno di quello che è: nessun gioco è solo un gioco. Chiedetelo agli antropologi, chiedetelo ai sociologi: gioco non significa (solo) intrattenimento, anche se per voi lo è. Possiamo andare avanti ancora molti secoli a ripeterci che "fortunatamente un, due, tre stella è solo un gioco", ma affermarlo non significa che non sia qualcosa di più per altri. Eppure nessuno si sogna di dire quella frase.

Perché allora la diciamo legata ai giochi di ruolo? Perché abbiamo paura che spaventino le persone. Abbiamo paura che definendoli propriamente dei giochi o trattandoli come qualcosa più del gioco ci si accorga che quello che abbiamo davanti non include solo del puro intrattenimento, ma anche socializzazione - e che quindi bisognerà essere seri, puntuali, ligi al dovere... abbiamo paura che diventi quasi un lavoro. Un impegno. Una responsabilità.

Ma sbagliamo. Non è mai il gioco di ruolo a diventare una responsabilità, un impegno, un'attività che richiede puntualità, una certa dose di serietà. È socializzare con altri che lo richiede, è questa la pratica che porta via più tempo nel campo dei giochi di ruolo.

Quando affermiamo che "tanto è solo un gioco" ciò che viene percepito è che, siccome il gioco di ruolo come argomento è anch'esso un gioco, allora non c'è bisogno di essere rispettosi. Anziché fermare quel flame lo stai implicitamente alimentando, magari non subito, ma a posteriori.

E attenzione, lo stai facendo anche male, perché non è il gioco di ruolo a richiedere rispetto, ma ancora una volta è l'atto di socializzare con altri, che è intrinseco al gdr - sfido a dire il contrario, provate a giocare di ruolo togliendo la componente di socializzazione. 

Quando arrivate tardi ad una sessione e dite "tanto è solo un gioco" oppure discutete con altri giocatori, arrivate a un tema tosto (design? temi pesanti durante la sessione?) e per tirarvene fuori dite "tanto è solo un gioco".

Quello che voi state definendo "tanto è solo" sono le relazioni tra giocatori e non il gioco! È una mancanza di rispetto nei confronti di altre persone e il gioco, lì, non c'entra proprio niente.


1 - E non parlo qui di escapismo, perché esiste anche un escapismo propositivo; ringrazio Roberto Grassi per avermi aiutato a specificarlo.

Bentornati sulle pagine di Storie di Ruolo! Oggi un appuntamento speciale per noi, un post doppio che racconterà da due punti di vista la magnifica ROLL20 Years Reunion del 19 Novembre, a Milano nella splendida cornice del White Flag!
Noi di Storie di Ruolo eravamo presenti grazie all'invito estesoci da Andrea Cominacini, ormai da anni giocatore assiduo dei nostri tavoli fieristici e ideatore della reunion!

In questo post osserveremo prima la ROLL20 Years Reunion dal punti di vista di Daniele, che ha partecipato in qualità di "nuova leva" del panorama gdr-isstico milanese (che onore!). Dopodiché sarà lo stesso Andrea a parlarci della Reunione e di come è nata con una breve intervista telefonica che mi ha concesso qualche giorno dopo.

La ROLL20 Years Reunion

L'appuntamento era per le 20.00 al White Flag di Milano, un locale in zona Lodi, che possiede un'ottima cucina e una notevole selezione di birre - alcune davvero fantastiche. Nel piano sotterraneo di questo pub, riscaldato da quattro potenti funghi a gas, l'atmosfera che si respirava era quella di un'epoca passata: la maggior parte delle persone arrivate prima di me erano infatti agghindati, come da regola della serata, in perfetto stile anni '40, elemento che ho saputo poi richiamava l'esperienza LARP di molti membri della Reunion. Andrea, da perfetto anfitrione, mi ha accompagnato presentandomi molti partecipanti, tra cui molti membri della vecchia guardia (Riccardo "Musta", Simona, Aldo e molti altri) e due admin di "Sesso, Droga e D&D". C'erano anche alla fiesta il buon Nicola DeGobbis di Need Games e Andrea "Il Rosso", con cui abbiamo parlato con Musta di gdr a tutto spiano.

Durante la reunion due eventi hanno scandito il ritmo della serata. Andrea aveva preparato un side event, una sorta di leggero "gioco dal vivo", in cui una Setta doveva compiere un rituale e un'altra congregazione rivale impedirglielo. All'ingresso, ad ogni partecipante della serata veniva fornito un foglio esplicativo e una carta da gioco che lo collocava nella squadra dei Rossi oppure dei Neri (io facevo parte dei Neri, che hanno vinto a proposito 😉 ). Senza svelare troppo del gioco, ogni tanto Andrea segnalava chi era in vantaggio tra i due gruppi; ci sono stati anche momenti in cui membri delle due squadra hanno ruolato la conquista dei punti nei confronti degli avversari. L'altro momento clue è stata l'assegnazione di Tre Premi ad altrettante personalità del gruppo veterani che si erano distinte per determinate ragioni - vi rimando all'intervista per ulteriori dettagli.

Devo dire che l'impatto con questo eterogeneo gruppi di giocatori è stato piacevole! Di solito si è portati a pensare che i veterani del gdr siano giocatori di una certa tipologia, perlopiù interessati a gdr tradizionali e con una mentalità chiusa sui giochi del "loro tempo", ma dovreste ricredervi di fronte a questi giocatori (e master): ero al cospetto più che altro di persone che non si vedevano da vent'anni, ma che non avevano mai smesso di ruolare. Mi sono soffermato a parlare con alcuni presenti dei gdr più disparati, notando come quasi tutti siano rimasti aggiornati con il mondo dei gdr: ho persino ascoltato un discorso tra Musta (vecchia leva) e "Il Rosso" (nuova) su come sia evoluto il modo di giocare, passando da un railroad necessario verso ad una consapevole esplorazione di temi come "tecnica sandbox", "ruolare cose interessanti" e "giocare per avere spunti" - tutte cose già trattate o che tratteremo in futuro su Storie di Ruolo.

Da questi elementi (Premi, Confronto, Dialogo) è nata l'idea di intervistare Andrea in qualità di organizzatore della serata e capire un po' di più la storia del gruppo, viste anche le numerose citazioni durante la serata di figure importanti del panorama italiano, tra cui sicuramente spicca il nome di Giovanni Ingellis.

L'Intervista ad Andea Cominacini

Spirito Giovane «Eccoci finalmente! Andrea, subito al sodo: da dove è nata l'idea della reunion?»
Andrea Cominacini «L'idea della reunion è nata da una serie di incontri, numerosi in realtà. Cercherò di riassumerli alla meglio! Circa due anni fa re-incontro per la prima volta dopo molto tempo Vito. Lui è uno dei ragazzi che un tempo faceva parte dei d4 (Simona, Vito, Mario e Manlio), un gruppo che ha lavorato ad Avalon e ha contribuito a organizzare la convention Immaginaria  e che interagivano con Giovanni Ingellis. Piccolo aneddoto: Vito voleva vendere uno Zaku della Bandai. E io volevo comprarlo. Ci siamo incontrati e abbiamo fatto quattro chiacchiere, erano anni che non ci vedavamo... era contento di vendermi quello Zaku perché era uno degli ultimi modelli che c'erano in Avalon, storico negozio milanese attorno a cui ruotavamo un po' tutti. Lui me la butta lì, "facciamo una pizzata", ma sai com'è quando ci si rivede dopo anni, a volte rimane tutto fermo. Poi dopo un po' ho incontrato Riccardo "Musta" per strada, mentre andavo a lavoro, per caso. Dopo un po' che si chiacchierava, anche di fare una rimpatriata, se ne esce con un: "Andrea se non la organizzi tu, non la fa nessuno".

S.G. «Caspita! Una reunion che viene da lontano... ma quand'è che ti sei detto: "ok, facciamola!"?»
A. C. «A galvanizzare il tutto è stato l'ultimo incontro con Alex, ad un Modena PLAY, dopo anni che non ci vedavamo; ci scambiamo i contatti e ancora una volta per caso lo re-incontro all'Adventures League - e lì ancora giù, a parlare di reunion. Poi l'estate parlo con Davide e con altri, inizio a raccogliere i primi consensi, noto che c'è interesse... finché la volé di dritto avviene al GiocaPadova a settembre di quest'anno, quando Massimo mi invita ad un Torneo di Call of Cthulhu. Io ho chiamato Martino, "Il Tinez", carissimo amico e giocatore da anni, abbiamo fatto insieme live e tanto altro... insomma, abbiamo messo su una squadra di gdr! Eravamo io, Martino e Marco, co-organizzatore delle quattro edizioni di VerCon con me (tra 2000 e 2006). Boom! Facciamo una bellissima avventura scritta da un ragazzo della nuova leva, un'avventura ambientata durante la Guerra Anglo-Pakistana, e arriviamo al secondo posto del torneo! Non solo! Ma, nonostante fossimo re-new entry, prendiamo anche Miglior Giocatore (Martino) e una Menzione Speciale (Io) per il Monocolo; alla fine rientravamo "in pista" dopo molti anni e, nonostante i premi già vinti in passato, insomma... ce la siamo cavata egregiamente! Tornato a casa, dall'entusiasmo ripenso alle tante cose che univano questo gruppo: Avalon, i Tornei di GDR, le varie Fiere dell'epoca... così chiamo Simona, anche lei una delle figure clue della cerchia dei d4/Avalon, e gli propongo la reunion

S.G. «Ma quindi la ROLL20 Years Reunion... cosa è?»
A.C. «È un gruppo di amici e giocatori che ruotavano attorno a ImmaginariaGiochiSforzeschi e poi al negozio Avalon e altri tornei di gdr che si rivedono dopo vent'anni. Quelle erano le convention di una volta! Il nome Roll20 Years Reunion è una mia idea per unire il gdr al ventennale del nostro gruppo».

S.G. «Quindi aspetta, un po' di storia: come nasce questo gruppo di amici del ROLL20 Years Reunion? Che tipo di giocatori eravate?»
A.C. «Tutto nasce ovviamente dai classici, ai tornei che facevamo negli anni Novanta: come ho già detto, ImmaginariaGiochiSforzeschi soprattutto. All'epoca c'erano Cthulhu, Cyberpunk e ovviamente Dungeon & Dragons, giocavamo perlopiù grandi titoli diciamo. Poi tutto è cambiato anche con l'uscita di Vampiri: la Masquerade, periodo che abbiamo vissuto in prima persona e con grande consapevolezza. Chi ha poi continuato assiduamente a giocare è passato per esperienze LARP, da qui deriva tutto il side game dedicato a sette e rituali ambientato negli anni Quaranta. Nonostante non ci si vedesse più, ho notato che siamo rimasti tutti più o meno aggiornati con l'ambiente gdr dei primi anni duemila e ancora oggi ci teniamo aggiornati. L'evoluzione è stata naturale eh, non c'è stata una svolta netta: alcuni prima, alcuni dopo, abbiamo continuato a seguire il panorama ludico e ci siamo aperti a tutto quello che è il mondo narrativo».

S.G. «Entriamo nel dettaglio dell'organizzazione della serata!»
A.C. «Allora, tramite social e cellulari siamo riusciti a recuperare una sessantina di persone, forse mancandone qualcuno che non usa Facebook. A quel punti è nata tutta una riflessione sulla costruzione della serata: insomma, ci vedevamo dopo tantissimi anni e doveva essere un evento speciale. Nella mia idea dovevamo perciò ottenere due elementi: da un lato avere per forza una componente ludica. L'obiettivo fondamentale alla fine era capire dov'era finito ognuno di noi, cos'aveva fatto negli ultimi anni in cui gli impegni ci avevano tenuto separati... l'incipit era quello, no? Per anni a causa degli impegni non ci si era riusciti, ora era la volta buona. Ma per parlare comunque serve una miccia, secondaria e divertente, che avesse attinenza con il gioco. Ho preso due cose di base: Cthulhu, perché era il gdr principe dei nostri anni, e poi il live, perché tutti quelli che hanno partecipato sono passati anche dall'esperienza LARP. Direi che è andata bene! L'altro elemento fondamentale era celebrare questo gruppo in qualche modo e da lì saltano fuori i Premi...».

S.G. «Ecco, spiegaci la storia delle Coppe!»
A.C. «Io più che Coppe le chiamo Premi. Tutte le coppe assegnate come Premio erano dedicate ad una sorta di celebrazione della vecchia guardia, perlopiù per ricordare i tornei fatti insieme - e dunque l'amicizia che ci lega! Dunque una celebrazione di alcuni membri, ma anche di tutto il gruppo. Per primo il Premio Okinawa (che indica la resistenza), alla carriera era per Roberto Petrillo, che lavorava ad Avalon e poi è passato a fondare Raven. Nonostante le difficoltà del mercato degli ultimi anni ha avuto il coraggio e l'ardore di andare avanti e volevamo riconoscere questo con un Premio. Poi il Premo Revenant (che indica il ritorno) ovviamente a Il Tinez, perché lui si è sempre considerato un pensionato del gdr - ma sempre tenendo una scarpa al suo interno. Poi ha vinto il Premio Miglior Giocatore al GiocaPadova e quindi adesso si sta mettendo in ballo per ri-fondare un vecchio gruppo di giocatori di Verona. Infine, il Premio Alamo, ad Alex perché a differenza nostra ha continuato a giocare andando nelle convention e facendo giocare nuove leve: negli scorsi anni ha sempre portato a Lucca Comics il BECMI – e da lì l'Alamo, l'ultima resistenza».

S.G. «Spiegaci però una cosa: perché riunire anche, oltre a voi "veterani", le nuove leve del gdr?»
A.C. «Era un mio pallino coinvolgere le nuove leve. Questo punto era per me fondamentale, la mia idea era quella di riallacciare dei fili scioltisi nel tempo... volevo creare un ponte tra la vecchia guardia e quella nuova - perché in realtà la vecchia guardia gioca ancora di ruolo, tuttora! Ci doveva essere un passaggio, una continuità - sia di interessi, sia di amicizia, attenzione! Anche perché io mi sono un po' rimproverato che non ci fosse stato un passaggio di consegne forte, ben identificato, tra la mia generazione e le successive - è una sensazione che ho sempre avuto e che ho voluto anche sottolineare durante la serata. Ed è il motivo per cui ho chiamato voi di Storie di Ruolo, Nicola di Need Games, Andrea e i ragazzi di Sesso, Droga e D&D, più i GdR Tales - ma purtroppo Arturo Benzi non è potuto passare alla serata».

S.G. «Importantissima per voi, anche durante la serata, la figura di Giovanni Ingellis, ricordato più volte. Parlaci di lui, dicci qualcosa che i più giovani potrebbero non sapere».
A.C. «Secondo me Giovanni è e rimarrà un visionario, un anticipatore dei tempi. È stato attraverso di lui che si è diffuso Dungeons & Dragons in Italia, perché ha curato la traduzione della famosa Scatola Rossa (di Mentzer). L'edizione più giocabile, diciamo, rispetto a Chainmail e ai successivi. Ingellis è stato praticamente uno dei "padri" del gdr italiano. Poi come imprenditore ha fondato Stratelibri, ha aperto Avalon (lui era l'Avalon), ha portato Call of Cthulhu in Italia, poi Cyberpunk, GIRSA, Stormbringer e infine Vampiri: La Masquerade - e lì l'eccellenza. Il tocco sopraffino è stato poi Magic: The Gathering. Tutti prodotti scelti con una intelligenza estrema a livello di imprenditoria - e di passione. Insomma, senza di lui non staremmo parlando ora e non ci saremmo ritrovati alla ROLL20 Years Reunion».

S.G. «Dunque Andrea, ed ora? Cosa succede?»
A.C. «Sul "poi" non mi voglio esprimere. Ci saranno sicuro delle sorprese e speriamo di riuscire ad organizzare un evento di gioco vero e proprio. Ma sarà tutto una sorpresa, eventualmente! Poi ci saranno sicuramente altre reunion al White Flag!».

Categorie Blog
Menu del Sito