Oggi GdRagioniamo su...
hobby, gdr e divertimento.
Bentornati nella prima di tre rubriche a sorpresa che sto preparando per Storie di Ruolo. Per vari motivi tecnici sono rimasto imprigionato per qualche giorno nel mondo reale, impossibilitato a commentare il post Il gdr è solo gioco e divertimento?.
Molti di voi hanno incentrato la propria reazione percependo un attacco alla visione del GDR come hobby. Non era mia intenzione.
Purtroppo, i commenti si sono accumulati senza che io potessi dire la mia. Ho deciso così di fare un secondo post di delucidazione, in cui rispondo a quei commenti ed elaboro anche un'importantissima Postilla.
Partiamo subito dal blog. Matteo Zambon scrive:
Ciao condivido la tua riflessione, ci sono persone come me e te che vivono la “sessione” come un hobby complesso. Devi però tenere conto che con la diffusione e lo sdoganamento della cultura “nerd” (mi vergogno per questa frase ma non sapevo come meglio esprimerla) ha portato il gdr a molte persone che lo vivono solo come un gioco dove basta tirare i dadi e fare più alto del master (E.U.M.A.T.E.). Prendo per esempio la notizia recente di una campagna a D&D durata 35 anni…TRENTACINQUE ANNI??? Dopo un lasso di tempo del genere ci sono due possibilità:
1) Il master è un genio della scrittura, riesce a creare trame e sottotrame sensate che neanche Tolkien, Martin e Jordan messi assieme.
2) Il gruppo si trova a tirare dadi senza se e senza ma fregandosene della coerenza, del ruolo (inteso come ruolare), riducendo questo passatempo a un simil boardgame.Il mio gruppo per esempio gioca a MERCS (Savage World), perchè ci dà la possibilità di cambiare ambientazione senza dover reimparare da capo un nuovo regolamento; l’altra settimana abbiamo passato la sessione a progettare l’attacco ad una base militare discutendo (e ruolando le ricognizioni sul campo) con disegni e finte foto da google maps.
Ciao Matteo e grazie del commento!
La mia risposta è questa: non prenderei mai un singolo esempio blasonato a causa di una copertura mediatica notevole come metro di paragone. Anche perché disinnesca il tuo stesso ragionamento. Se è vero che le persone che "tirano solo i dadi" si sono diffuse insieme alla cultura nerd... allora il master di quella campagna è un genio. Non c'è alcun tipo di ulteriore alternativa.
Non fraintendermi, a Lucca 2017 ho parlato con giocatori il cui Master descriveva loro tutto, comprese le azioni dei loro personaggi. Li faceva tirare solo i dadi. Ma sono comunque dadi poco scientifici su cui basarsi. Sono un singolo esempio all'interno dell'intero hobby dei gdr.
Il mio discorso però era un altro (ti rimando alla Postilla, ma anticipo qualcosa). Non mi importava fare un post che smuovesse chi è convinto fermamente che il GDR è un semplice hobby divertente.
Piuttosto volevo triggerare coloro che dicono "tanto è solo un gioco" benché le loro azioni dicono l'opposto!
Red Dragon scrive:
Ciao! Il tuo articolo mi è piaciuto. È vero il GdR è un gioco e come tale va considerato. Ma non è *solo* un gioco. Esattamente come qualsiasi hobby, ti lascia qualcosa che ti spinge ad andare avanti, ad approfondire delle tematiche ed a parlarne. È lo stesso parallelo che ho trovato col calcio: se dite che è solo un gioco ad un appassionato di calcio, quello vi lincia. Eppure è un gioco.
La prima immagine poi parla per tutto il resto 😛Ciao 🙂
PS: spunto per un prossimo GdRagionare: perché il Gioco di Ruolo è visto come quell’unico gioco che hai provato (che sia D&D, Vampiri od altro), specie se non ti è piaciuto, a differenza di qualsiasi altro gioco?
È sempre un piacere leggere i tuoi commenti carissimo!
Sono contento che ti sia piaciuto l'articolo e l'intento era proprio quello da te specificato. Volevo togliere all'accezione "gioco" l'idea che, se si chiama così, allora sia accettabile essere poco seri, irrispettosi o apertamente maleducati con i propri compagni. Magari giustificando un proprio ritardo (ennesimo) con la frase "tanto è solo un gioco".
L'esempio del calcio l'avrei voluto fare, ma non volevo inimicarmi troppe persone: grazie a te per averlo fatto.
PS: bello spunto!
Un altro spunto dall'amico Francesco Rugerfred Sedda, su un argomento simile, è stato il seguente:
In conclusione, mi è piaciuto l'articolo, ma imho manca una parte grossa del topic sul divertimento: il suo uso come descrittore qualitativo. L'utilizzo di "divertente" come descrittore positivo e qualitativo porta il dialogo verso un "questo gioco mi diverte = è un bel gioco / questo gioco non mi diverte = è un gioco di merda". E questa cosa imho è pericolosa, tronca il dialogo, e non permette di parlare del gioco.
Invito tutti voi a leggere la conversazione tenutasi proprio tra me, Sedda e Marco Valtriani sul gruppo Giocare Analogico di Facebook (iscrivetevi al gruppo per vederla) perché è ricca di spunti molto interessanti. Qui sotto in spoiler trovate, per chi non ha il Malefico Social, un paio di screen.
E ora i commenti da Facebook. Li citerò in ordine cronologico, mettendo solo il nome di battesimo del commentatore.
Alessandro dice:
[Domanda mia: A voi è mai capitato di sentirvi dire “tanto è solo un gioco” riguardo ai #gdr?] francamente assai di rado giusto a D&D o pathfinder sopraffatti dalla noia di rifare le stesse cose da decadi....ma in altri contesti e gdr mai siamo sempre stati molto seri e calati nella parte....magari ho solo avuto la fortuna di giocare con amici seri che come me amano i gdr invece di un branco di cazzari
Sono contento di sapere che tu abbia avuto esperienze positive, ti posso assicurare che i "cazzari" sono dietro l'angolo.
Gilbert dice:
[Domanda mia: A voi è mai capitato di sentirvi dire “tanto è solo un gioco” riguardo ai #gdr?] Io lo dico SEMPRE a tutti coloro che portano nella vita reale le liti cominciate in gioco. Il gioco non è la vita reale. I problemi nati in gioco non sono veri problemi e devono restare lì. Mai portare le liti dei prrsonaggi nel mondo reale ove rovinano le amicizie.
Sempre un piacere avere un tuo commento!
Devo ammettere, come già fatto nel precedente post, che uno dei pochi momenti in cui non sobbalzavo ad udire la fatidica frase era proprio durante la sedizione delle risse da gdr (poche me ne sono capitate, in realtà) e dei flame online.
Eppure è mio parere che sia comunque tremendamente sbagliato dire "tanto è solo un gioco" a prescindere. Sminuisce il GDR, che sia per noi hobby o meno. Scopri perché nella Postilla.
Emil dice:
È un gioco, per fortuna e deve essere solo quello.
Sarebbe stato bellissimo, Emil, poter argomentare insieme a te come mai secondo te il gdr debba essere solo un gioco. Ma la succinta risposta e l'assenza di una replica al mio commento su Facebook ce l'ha impedito.
Rimango aperto alla discussione, con una precisazione: io non ho mai detto che il gdr non debba essere un gioco, né che non debba essere solo quello. Ho detto, come dice il post, che è sbagliato affermare che "tanto è solo un gioco" - e sottolineo la parola "tanto" questa volta, usata in senso dispregiativo.
Disclaimer: mi sono accorto che in tantissimi avete risposto più al titolo del mio post che al post vero e proprio, specialmente da Facebook. Vi invito a leggere sempre fino in fondo quello che scrivo perché spesso la spiegazione del titolo è intrinseca alla lettura integrale del post.
Christian dice:
Guarda che spesso si dice "tanto è solo un gioco" soprattutto per non iniziare dei flame interminabili.
Come ho scritto sopra a Gilbert, ne sono consapevole. Leggi il post.
Marco dice:
Quando devo parlare di gdr a chi non li conosce, inizio con questa frase
"I giochi di ruolo sono un passatempo".
E non lo faccio per sminuirli, anzi. Uso questa formula per spiegare con quale stato mentale ci si dovrebbe approcciare, secondo me, specialmente in giovane età. Se l' esperienza sarà positiva, i significati più profondi emergeranno da soli.
Come già ti ho risposto su Facebook, le parole hobby e passatempo legate al GDR non si discutono in realtà. Né tanto meno la parola gioco, quanto l'espressione in sé.
Non che una sessione di gdr debba sempre essere profonda come una tragedia shakespeariana, ma è anche vero che se fatto con i dovuti crismi anche la partita più becera di D&D raramente risulta solo un gioco - salvo, beh, come detto sopra, usarlo come scusa solo per lanciare i dadi.
Cos'era il post che ho pubblicato qualche settimana fa? Me lo hanno chiesto in molti. Perché parlare di divertimento e di frasi come "tanto è solo un gioco"?
Beh, in parte perché mi ero stancato un poco di sentirla ripetere, come è successo a Lucca 2017, da veterani del gdr e addetti ai lavori che si fanno scudo di quella frase per evitare di intrattenere discussioni di game design.
Posso aspettermelo da giocatori che vogliono impedire un flame, ma usarlo come scusa per far finire nel dimenticatoio una interessante discussione di design... è come dire che siccome esiste D&D allora è inutile creare altri GDR. So che c'è gente che lo pensa, per me la varietà è invece un'ottima cosa.
In realtà, l'espressione "tanto è solo un gioco" non mi infastidisce di per sé.
Mi infastidisce molto quando è sulla bocca di qualcuno che gioca di ruolo da anni o che fa parte anche dell'industria. E non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ho partecipato recentemente ad un raduno di vecchie leve milanesi del gdr e non ho sentito la frase neanche una volta - anzi, ho visto persone vogliose di discutere di questo hobby.
Perché non ho detto nulla quando ho sentito la frase a Lucca? Beh, la frenesia della fiera impedisce di fare molte cose, una tra queste è cogliere la palla al balzo. A volte devi improvvisamente assentarti per fare questo o quello e il tempo passa, i dialoghi si affievoliscono. Ma la domanda rimane.
Perché una persona dovrebbe voler sminuire un hobby che pratica, che sia gdr o meno? Io non ne ho idea.
Ma a coloro che hanno commentato, o che mi hanno chiesto del post, voglio fornire una ulteriore e importante riflessione che mi ha spinto a scrivere sull'argomento: se la frase "tanto è solo un gioco" la diciamo noi che giochiamo e creiamo giochi, allora non possiamo lamentarci di quelle persone che obiettano ai nostri discorsi con argomentazioni simili.
Persone che con frasi come "tanto esiste solo D&D" o "tanto è solo lanciare i dadi" o ancora "tanto lo facciamo per farci due risate" sminuiscono il nostro gioco che magari potrebbe anche avere una chance di vincere i loro pregiudizi e affascinarli. La frase fa danni, sempre, anche quando usata con fini benevoli.
Ragionateci sopra un attimo, anche per assurdo. Ammettiamo che io riesca a sedare un flame o un litigio dicendo "tanto è solo un gioco", per sottolineare che quei problemi lì non appartengo alla vita "vera". Cosa sto facendo?
Sto implicitamente dicendo che non è flame ad essere sbagliato, ma è l'attaccarsi ai giochi così tanto da non capire che sono solo fughe dalla terribile Vita Reale1.
Ci troviamo così di fronte al paradosso di sminuire il prodotto per cessare il processo, di eliminare alla radice la necessità di affrontare le cose con maturità affondando quello che invece dovrebbe unirci, cioè la passione per i gdr.
Non è perché "tanto è solo un gioco" che dovremmo smettere di litigare, ma è "proprio perché è un gioco" che dovremmo usarlo. Usarlo anche per risolvere le liti, come riesce a fare a scuola una persona che conosco tramite Musha Shugyo.
Usarlo per esplorare una parte di sé che non conoscevamo oppure per socializzare senza la paura di sbagliare perché tanto è un personaggio, non sono io (e invece sì, sei tu, ma con una maschera che ti protegge).
Proprio perché è un gioco non dovremmo renderlo meno di quello che è: nessun gioco è solo un gioco. Chiedetelo agli antropologi, chiedetelo ai sociologi: gioco non significa (solo) intrattenimento, anche se per voi lo è. Possiamo andare avanti ancora molti secoli a ripeterci che "fortunatamente un, due, tre stella è solo un gioco", ma affermarlo non significa che non sia qualcosa di più per altri. Eppure nessuno si sogna di dire quella frase.
Perché allora la diciamo legata ai giochi di ruolo? Perché abbiamo paura che spaventino le persone. Abbiamo paura che definendoli propriamente dei giochi o trattandoli come qualcosa più del gioco ci si accorga che quello che abbiamo davanti non include solo del puro intrattenimento, ma anche socializzazione - e che quindi bisognerà essere seri, puntuali, ligi al dovere... abbiamo paura che diventi quasi un lavoro. Un impegno. Una responsabilità.
Ma sbagliamo. Non è mai il gioco di ruolo a diventare una responsabilità, un impegno, un'attività che richiede puntualità, una certa dose di serietà. È socializzare con altri che lo richiede, è questa la pratica che porta via più tempo nel campo dei giochi di ruolo.
Quando affermiamo che "tanto è solo un gioco" ciò che viene percepito è che, siccome il gioco di ruolo come argomento è anch'esso un gioco, allora non c'è bisogno di essere rispettosi. Anziché fermare quel flame lo stai implicitamente alimentando, magari non subito, ma a posteriori.
E attenzione, lo stai facendo anche male, perché non è il gioco di ruolo a richiedere rispetto, ma ancora una volta è l'atto di socializzare con altri, che è intrinseco al gdr - sfido a dire il contrario, provate a giocare di ruolo togliendo la componente di socializzazione.
Quando arrivate tardi ad una sessione e dite "tanto è solo un gioco" oppure discutete con altri giocatori, arrivate a un tema tosto (design? temi pesanti durante la sessione?) e per tirarvene fuori dite "tanto è solo un gioco".
Quello che voi state definendo "tanto è solo" sono le relazioni tra giocatori e non il gioco! È una mancanza di rispetto nei confronti di altre persone e il gioco, lì, non c'entra proprio niente.
1 - E non parlo qui di escapismo, perché esiste anche un escapismo propositivo; ringrazio Roberto Grassi per avermi aiutato a specificarlo.
Oggi GdRagioniamo su...
il divertimento nei GDR.La domanda è:
"il gdr è solo un gioco per divertirsi"?
Benvenuti alla prima di tre rubriche a sorpresa. In GdRagionare vorrei sperimentare una serie di post più semplici con cui ragionare su alcuni preconcetti sul gioco di ruolo.
Voglio dare un punto di vista differente su quello che si pensa e si gioca, anche a costo di scaldare un po' gli animi di qualcuno.
D'altronde, essere a contatto quotidianamente con amici giocatori e game designer fa venire tanto da pensare, e l'obiettivo di GdRagionare è proprio questo: far scaturire il dubbio per generare ragionamento.
In questo primo appuntamento di GdRagionare voglio prendere subito un argomento in contropiede ed esplorare il divertimento nei gdr.
Le domande sono: il gioco di ruolo è un puro e semplice divertimento? E se sì, il gioco di ruolo è "solo un gioco"?
La mia risposta diretta è: dipende, ma tendenzialmente no, non lo è, in entrambi i casi.
Per carità, io stesso provo divertimento nel giocare ad un gdr. Quando gioco spesso rido, mi rilasso, mi dimentico un po' della vita e penso ad altro. Stacco la testa dalle preoccupazioni, entro in un mondo diverso dal normale, un mondo nostro cioè mio e dei miei compagni al tavolo.
Avviene cioè una sorta di fuga dalla realtà, motivo per cui i giochi di ruolo sono spesso definiti dei passatempi escapisti. Quando entri in questo mondo alternativo. A volte gli eventi ti colpiscono più di quanto t'aspettassi (generando un effetto chiamato in game design bleed). Altre volte ti lasciano annoiato su una sedia a fumare e bere birra.
Le sensazioni che provi comunque sono tue, ma per quelle due orette o più non sei del tutto parte del mondo... pur non essendo distante da esso: sei sospeso.
Ma questo significa che il tuo fine è passare del tempo divertendoti?
Prendiamo la parola divertimento in esame. Divertimento deriva da divertere e diversus, con significato proprio di "volgere la propria attenzione altrove". In senso lato, distrarre l'animo da pensieri molesti.
Non sempre quando la pronunciamo pensiamo ad una fuga dalla realtà, però. A volte ci riferiamo a qualcosa che ci faccia ridere o che ci dia piacere. Infatti, tra i giocatori di ruolo che ho frequentato più di recente è sempre più in voga indicare con la parola divertimento quella parte del gioco di ruolo che fa sorridere, ridere o sghignazzare.
Non è più solo un "ho staccato la testa dalle preoccupazioni", quanto "è riuscito ad intrattenermi" (altra parola molto particolare).
Questo pone un problema.
Personalmente sono dell'idea che un gdr possa essere definito divertente nella misura in cui includa una pletora di emozioni diverse dal mero "entusiasmo del momento".
Quello che voglio dire è che la parola divertimento nasconde più di quanto dice.
Tra 2016 e 2017 ho iniziato a sviluppare una sorta di interesse per la memorabilità delle sessioni, piuttosto che sulla bellezza intrinseca dell'evento. E non è proprio questa una delle cose che in realtà vogliamo dire quando diciamo "è stato divertente"?
Alcune mie gite sono state divertenti, e non intendo dire solo risate e sentimenti felici: intendo dire memorabili, da rifare, qualcosa da fruire ancora. Qualcosa di appassionante, a volte.
In questo senso, il mio divertirmi con un gdr è diventato inconsciamente un "questa me la ricorderò per sempre", a prescindere dal fatto che io mi sia spaventato o scandalizzato, spaccato dalle risate o abbia sudato per la tensione, che abbia sentito di vivere il personaggio o di aver fruito un'ottima storia.
Ma ci sono altri modi di usare divertente. Quando ero judoka e avevo qualche chilo in meno, gli allenamenti più divertenti erano quelli in cui l'esercizio era più ferreo delle lezioni precedenti... con una memorabilità che deriva dall'essere arrivato fino in fondo.
E ancora, molte persone dicono che qualcosa è "divertente"
Divertire è una parola spia. Significa tutto, ma al contempo nasconde qualcosa di più specifico: il perché qualcosa diverte, il piacere che esso sottintende.
Il divertimento è legato dunque al piacere, ma non più in senso estensivo del termine: non è il piacere immediato, quello che si ottiene hic et nunc, quanto il piacere dell'esperienza.
Questo non significa che non vi sia più l'elemento di sospensione della realtà e di vivere in un altro spazio e tempo; piuttosto questo trovarsi altrove non è più una semplice fuga. È un provare piacere divergendo dai propri pensieri molesti.
Di piacere parla anche Marc LeBlanc, game designer e sviluppatore dell'omonima teoria che suddivide le possibili esperienze di un gioco in otto tipologie. Ne abbiamo successivamente parlato nel post sulla PlaytestCon e su come condurre un playtest.
Credo che col tempo sia naturale trovarsi a riflettere sul fatto che un gioco di ruolo non è solo "staccare la spina" per qualche ora e farsi qualche risata. C'è più di una componente che è necessaria e intrinseca per poter spingere un giocatore a ritornare al tavolo, e non solo il divertimento o il piacere percepito.
Ad esempio, la sensazione di sospensione di cui parlavo all'inizio è passata per me da fuga a sogno. Per me giocare di ruolo è come trovarsi all'interno di un grande laboratorio, un luogo dove fare nuove esperienze ed esplorare nuove realtà in un territorio sicuro, scevro dalla possibilità di farsi realmente male o farlo a qualcuno.
Non posso dire che sia così per tutti gli altri. Ognuno ha il proprio intento, ovvero ciò che lo spinge a tornare al tavolo.
Rimane costante, però, che ciò che si vive al tavolo è una esperienza virtuale intesa come qualcosa che avviene nel mondo reale, parallelamente ad esso, ma non riducibile alla realtà.
Insomma, è qualcosa di più e al contempo di meno.
Credo che una persona possa esplorare con i gdr eventi e tematiche più "pesanti", da un punto di vista emotivo o personale. Mi piace pensare che esistano gdr molto variegati, anche. Alcuni che ti facciano riflettere su importanti tematiche della propria vita, altre che siano per la semplice esplorazione di altri mondi.
Il gdr d'altronde spinge spesso a considerare il mondo sotto altri punti di vista, altre visioni, altri modi di agire, addirittura sotto altri cieli stellati! È utile anche per vedere come altre persone riescono a risolvere le stesse situazioni in cui ti trovi in un modo che tu non puoi prevedere.
L'eserpeinza di un gioco di ruolo può variare da un confronto di volontà a una partita di ragionamenti. Ma, al di là di quello che sia il gdr, comunque quando ti alzi dal tavolo ti lascia qualcosa di più del semplice divertimento alla Treccani.
Ti accompagnano, mentre ti alzi dal tavolo, sensazioni, riflessioni, amicizie, idee che sono più di mero divertimento.
L'aspetto di un gdr è quello di un gioco, certo. Ma a questo punto credo sia chiaro che è impossibile ridurlo ad un mero gioco.
Mi spiego meglio.
Qualsasi gioco, che sia digitale o da tavolo, può avere quella componente extra rispetto al divertimento che ti porta a riflettere e crescere. Forse è possibile dirlo di tutti gli hobby e i passatempi che hanno un'aura ludica: prendete un giocatore appassionato di briscola e sono sicuro che vi dirà, "ehi non è solo un gioco!".
Ognuno di noi con le proprie attività amatoriali spesso riesce anche a imparare qualcosa.
È per tutto ciò che ho appena detto che mi sento di dire che la frase "tanto è solo un gioco" faccia più male che bene. Ed è connessa al tema del divertimento, lasciatemi spiegare.
La frase è molto comune e, anzi, è perlopiù diffusa tra giocatori di ruolo affermati, così come esterni al nostro hobby. La maggior parte delle volte che ho sentito pronunciare questa frase è quando delle persone sono coinvolte in flames o discussioni sui gdr all'interno di un social network.
È un modo spiccio per dare la tara alle questioni spinose, per svuotarle di senso, per far defluire le persone che su internet spesso non riescono a limitarsi. In questo caso, sinceramente, non mi sento di giudicare l'affermazione: è vero, a volte ci si impunta su questioni minime che portano a litigi fini a sé stessi.
Però potrebbero esistere modi migliori di appianarle rispetto al "tanto è un gioco". Anche perché poi la frase circola e, a mio parere, fa danni tanto quanto la parola "divertimento".
Il contesto incriminate è la stessa frase riferita a persone che parlano di teoria dei gdr oppure di argomenti connessi ai gdr stessi. Magari queste persone argomentano e usano delle fonti per sostenere dei ragionamenti e approfondire l'hobby, come avviene in ogni altro ambito.
Eppure, per alcuni "tanto questo è solo un gioco" è una implicita o esplicita condanna a qualsiasi riflessione sul gioco stesso. Questo uso è ancora più insopportabile, perché contempla una sorta di giudizio non solo nei confronti di chi ti sta davanti, ma anche dell'attività stessa.
È come se dicessi che il gdr non è così importante, così utile, così divertente e interessante, appassionate... da poterci parlare sopra con un poco di serietà!
Il gioco di ruolo, come tutti gli hobby, non è per me solo divertimento e non è certamente solo un gioco! Quando uno di questi giudizi viene formulato, quando un giocatore di ruolo dice "tanto è solo per divertirsi" o "tanto è solo un gioco", un game designer muore sta semplicemente sminuendo il suo stesso hobby e abbassando il tono del discorso - e vale per tutti gli hobby, ragazzi.
my d2¢,
Daniele Fusetto