Non era tra i miei sogni più frequenti quello di trovarmi faccia a faccia via Hangout con tre barbuti uomini tra tortelli e torroncini, ma devo ammettere che ha il suo perché. No, nessun riferimento osceno: ha il suo perché nel fatto che quei tre uomini sono Manuel, Alessandro e Matteo, le menti dietro al gioco di ruolo Urban Heroes, che sono stati così gentili da concedermi una intervista che da ufficialmente il via ad una vera e propria rubrica (iniziata coi ragazzi di Hic Sunt Leones).
Recitare ricette della loro zona d’origine (Parma) certamente non aiuta l’intervistatore che inizia a sbavare sulla tastiera, ma lo scottex è sempre d’aiuto in questi casi…
S.G. «Dunque, se Urban Heroes fosse un fumetto, un film o un telefilm, il suo soggetto in poche frasi quale sarebbe?».
Manuel «Intanto sarebbe una serie tv».
Alessandro «Con tanti spin-off».
Manuel «La storia parte dal 2008 e continua parallelamente al nostro mondo. Potrebbe essere addirittura una web series».
Alessandro «Spaziando da web-series a teen drama».
Manuel «Una serie con un pretesto di supereroi, ma che in realtà parlerebbe di segreti e di cospirazioni».
Alessandro «Tra l’altro, a proposito di fumetti, in questa settimana dovremmo sentire un disegnatore per un certo progetto… ».
S.G. «Una esclusiva! Grazie!».
Alessandro «Beh, è venuto il momento che il web lo sappia; d’altro canto ne parliamo spesso in fiera e non abbiamo mai confermato nulla. Fino ad ora, sia chiaro».
Matteo «Comunque, tornando alla domanda principale, il gioco potrebbe anche essere una serie tv incentrata sulla superficialità delle persone. Così come nel nostro mondo, anche in quello di Urban Heroes, nonostante tutto il clima da fine del mondo (una fine molto lenta e progressiva), le persone vivono tutti i giorni distratti da queste persone con superpoteri, assurti a nuovi divi. La gente vive nel riflesso di supereroi che sfruttano il loro corpo e la loro persona come se fossero dei veri e propri vip».
Alessandro «Su Terra-Z, essere super è il nuovo status symbol».
S.G. «Da grandi poteri derivano grandi… problemi psicologici? Grandi problemi sociali? Beghe politiche?».
Alessandro «Alla grande, ma anche la responsabilità è importante in Urban Heroes. È una metafora tipica dei fumetti di supereroi e si spiega bene anche nel game play: non solo i grandi poteri, ma anche le abilità di tutti i giorni, per ogni singola azione c’è una responsabilità. Poi ci sono i mass media che riflettono sui super un insieme di valori differenti da quelli che, in realtà, stanno loro dietro; e talvolta dietro un superpotere c’è anche un superproblema, certo».
Matteo «Una cosa che mi preme sottolineare è quello che anche l’uomo comune ha responsabilità. In un fumetto si sta su una linea forse differente; qui la faccenda è diversa. Infatti diciamo di fare attenzione a vedere nei superpoteri la causa totale dei problemi del personaggio e del mondo, perché spesso i problemi sono della persona umana che ci sta dietro. D’altra parte, essendo i comuni mortali il 99% della popolazione di Terra-Z, credo che anche loro abbiano una responsabilità oggettiva sugli eventi».
Alessandro «La finitezza dei supereroi in Urban Heroes l’abbiamo mostrata bene nel setting chiamato Black Out: una volta che si toglie la luce ai supereroi, la loro persona si sgonfia perché viene a mancare la TV e il sistema intero dei mass media».
S.G. «Che difficoltà avete incontrato – se l’avete incontrata – nel mettere supereroi ultrapotenti e divini accanto a umani corazzati o addirittura semplici mortali?».
Alessandro «Per dissipare tutte le paure, diamo subito la bomba: il gioco è bilanciato».
Matteo «È bilanciato, ma ti spiego perché è sbilanciato. Suona meglio».
Alessandro «La mortalità è alta nel gioco, ma non solo; il realismo è molto importante. Uno dei libri alla base del gioco è La Fisica dei Supereroi. Non ci fa paura la differenza di potenziale tra un “superman” e un “batman”, ma abbiamo comunque cercato un approccio diverso dal semplice scontro diretto. Ad esempio, in Urban Heroes il nostro “superman” sarebbe quello seduto tranquillo e pacato in qualunque situazione perché non ha paura di nulla oppure un folle Dr. Manhattan che non controlla più la sua personalità. I supereroi divini, ad esempio, partono tutti con un disturbo mentale che continua per tutta la storia del personaggio».
Matteo «Sul gruppo Facebook di #UrbanHeroes si è discusso delle discrepanze tra potere di personaggi con origini divine e non. In realtà credo sia giusto (almeno, per noi lo è) che alcune origini dei supereroi abbiano un iniziale sprint. Poi però questo sprint si esaurisce nel tempo: quando questi supereroi diventano strapotenti, contemporaneamente iniziano a diventare folli oppure antisociali o ancora inutili in un gruppo di supereroi perché si sentono superiori».
Alessandro «È molto importante l’aspetto psicologico che ha una meccanica, la Psiche, che da un lato può funzionare come una sorta di “punti volontà” per incrementare le proprie azioni; dall’altro invece è ciò che limita i supereroi più potenti sobbarcandoli di problemi più umani che superumani, in quantità via via maggiore».
S.G. «So che UH è stato crowfundato con discreto successo. Parlateci di questa esperienza».
Matteo «All’origine il discorso era questo: quando nel 2012 è stata stampata la prima edizione dopo il lavoro decennale di Alessandro fatto per conto suo, abbiamo fatto la ricerca di un editore e abbiamo trovato molto interesse; tuttavia l’idea generale del quadro italiano era incentrata tutta sul possibile guadagno che dall’operazione sarebbe saltato fuori. Nessuno voleva (o vuole) investire su questi progetti, come dimostrano numerose esperienze di altri game designer in Italia. Allora ci siamo detti che eravamo abbastanza matti da fare un Kickstarter. Ci siamo lanciati in un anno e mezzo di preparazione; sufficientemente preparati, ma abbiamo fatto anche qualche passo falso. Però ce l’abbiamo fatta e abbiamo chiuso il cerchio con un prodotto che è, tra l’altro, tradotto ed esportato anche all’estero. È stata una esperienza tragicomica, che però consigliamo a tutti; abbiamo anche creato una società apposita chiamata Tin Hat Game per supportare progetti come il nostro».
S.G. «Come avete ottenuto contatti e fiducia da così tanti disegnatori italiani?».
Matteo «Solo disegnatori italiani, precisiamo».
Alessandro «In realtà fin dalla prima edizione abbiamo iniziato a fornirci da disegniatori provenienti dall’Accademia Internazionale di Comics e anche disegnatori non professionisti (io stesso ho curato moltissimi artworks). Ce la siamo cavata, pagandoli e dando spazio a questi ragazzi, che erano tutti all’inizio della loro carriera. Da adesso alcuni di loro hanno iniziato a lavorare per case importanti. Per la nuova edizione ci servivano (e va da sé) nomi più grandi: abbiamo affiancato ai vecchi disegnatori nomi quali Elia Bonetti (Marvel), Matteo Buffani (Diabolik, X-Man) e Emanuela Lupacchino (Marvel, DC) tra i tanti».
Manuel «Negli ultimi tempi gli artisti italiani vanno alla grande sulle testate, sia nazionali che estere».
S.G. «Un vero motivo di orgoglio! E invece, aneddoti divertenti che emergono dalla vostra esperienza con UH?».
Matteo «Tutti i nostri aneddoti hanno qualcosa di tragicomico, purtroppo!».
Manuel «Ne abbiamo una infinità di aneddoti. Il mio è più un messaggio-sfida ai nostri giocatori: abbiamo perso lacrime e sangue per il nuovo manuale e nelle pagine delle ambientazioni c’è una citazione di uno dei fumetti che hanno segnato la nostra opera quasi in ogni pagina. Sarebbe bello sapere quante e quali citazioni sono state colte!».
S.G. «Prossimi progetti ed eventi cui parteciperete?».
Matteo «Sabato 20 saremo a Firenze in un centro commerciale per il Giocamuseo, poi stiamo organizzando una nuova stagione di presentazioni (la più recente sarà a nord di Milano) e poi sicuramente a ModenaPlay 2015. In questi giorni stiamo andando un po’ matti con l’iscrizione alla San Diego Comicon e la London Super Comicon. A Londra forse andremo come visitatori, mentre alla prima speriamo di ottenere uno stand nella zona autoproduzioni. Infine, un messaggio per tutti i nostri bakers, sostenitori e giocatori: noi non abbiamo problema a girare l’Italia con il nostro prodotto. Siamo disponibilissimi a metterci d’accordo per venire dalle vostre parti e organizzare un pomeriggio con Urban Heroes».
So a cosa state pensando: non ho chiesto loro la ricetta dei tortelli, no. Però ho parlato loro di un progettino in cui avrei veste di scrittore e voglio aggiungere queste due righe. Matteo e Alessandro mi hanno parlato della loro geolocalizzazione dei setting: se avete una idea per ambientare campagne nella vostra città, scrivendola e sottoponendola agli autori di Urban Heroes, loro attraverso la community metteranno l’ambientazione a disposizione di chiunque voglia, con il suo gruppo di gioco, visitare la versione Terra-Z della vostra città. Una idea bellissima.
Cosa aspettate?