Michele Torbidoni è una forza della natura: quando si tratta di parlare della sua iniziativa GDR non è mai stanco. Ha avuto la pazienza di rimanere per più di mezzora al telefono con me e di rispondere anche ad alcune domande di Edoardo via email. L’entusiasmo è sicuramente derivato dal grande successo che Kids & Dragons ha riscosso. Un successo che va oltre i numeri della prima esperienza (11 master e 40 ragazzi delle medie), fatta a Chiaravalle e organizzata tra dicembre 2016 e la primavera del 2017. Se volete leggere qualcosa sull’organizzazione e su come verrà esportato K&D in tutta Italia vi rimando a questi articoli di Medium.
Storie di Ruolo: «Michele, benvenuto su Storie di Ruolo! Chi sei e come è nato Kids & Dragons?»
Michele Torbidoni: «Nella vita vera sono uno UX Architect, ma sono sempre stato attratto dal mondo del gioco di ruolo. Ci ho giocato spesso soprattutto da DM e sono sempre stato un DM scarsissimo. No, sul serio! Non mi ricordo le regole, sbaglio i conti… non ho la testa per le meccaniche! Adoro l’aspetto narrativo ed evocativo di un gdr. Per questo motivo da un paio di anni ho organizzato sessioni di gioco con mio figlio e alcuni suoi amichetti. La cosa è andata così bene che mi son detto: “Ehi! E se provassimo a proporlo ai ragazzi delle scuole medie con l’aiuto del Comune”? Come ti ho detto, però, sono un master scarso. Un po’ per questo, un po’ per facilitare il compito agli altri Master dell’iniziativa (ingrossatasi in poco tempo), io e alcuni ragazzi abbiamo preso le regole di Pathfinder/D&D3.5 e le abbiamo semplificate WIP»
SdR: «Come mai proprio Pathfinder/D&D3.5?»
M. T.: «Per la popolarità del sistema, ha agevolato la ricerca dei Master. Così come la formazione è stata notevolmente semplificata! Da quella base comunque abbiamo lavorato per sottrazione, ma anche per mettere in condizioni i ragazzi di giocare in tempi brevi. Insomma, nel giro di una sessione loro dovevano capire cosa fosse un gdr e approcciarsi ad esso, è un impatto forte! Ha aiutato l’aver creato i gruppi di gioco prima che venissero all’evento, tramite un google form d’iscrizione. Questo documento presentava già i personaggi (pregenerati e con poche scelte). Un altro esempio di semplificazione sta nel level up: le nuove capacità sono acquisite tramite un grafico ad albero, unico per personaggio, che semplifica l’atto di scelta».
SdR: «Come avete preparato i personaggi?»
M. T.: «Volevamo un numero preciso di giocatori al tavolo, per evitare che i meno convinti avessero occasione di distrarsi. Quindi, un tavolo = 4 giocatori ed 1 master (la google form serviva anche per fare i tavoli). Con gli adulti si può giocare anche in 6, ma con i ragazzi questo non è pensabile. “Kids & Dragons” richiede investimento di risorse umane perché la ricettività non può essere enorme. Proprio per questo abbiamo presentato già combinazioni di razze e classi: Nano Guerriero, Elfo Mago, Chierico e Druido Umani. Abbiamo anche preparato delle miniature eh!»
SdR: «E come si sono trovati i ragazzi di fronte al materiale da voi preparato?»
M. T.: «Sorpresa e curiosità! Per loro stare ai tavoli e tirare i dadi… insomma, quando abbiamo “scoperto” con loro il materiale cercavano di capire come funzionavano, ad esempio, quegli strani dadi (fornitici da Giochi Uniti, che ringraziamo anche per averci aiutato a diffondere la nostra iniziativa), le schede, le miniature… tieni conto che abbiamo impaginato, stampato e ritagliato da noi un sacco di materiale! Detto questo, lasciamo ampiamente ai DM di immaginare come gestire il tavolo e la narrazione. Anche nel nostro caso c’è chi ha preferito un approccio bare-bones limitandosi ad accenni di racconto e chi ha portato musiche d’ambiente recitando voci diverse e sfruttando la mimica corporea».
SdR: «Kids & Dragons introduce metodi per evitare tematiche espliciti meno adatte al tavolo da gioco? Nella nostra limitatissima esperienza l’immaginazione di giocatori così giovani è così imprevedibile!»
M. T.: «Premessa doverosa: siamo partiti per K&D presentando il progetto ai genitori. A questa presentazione ha partecipato anche la prof.ssa Paola Nicolini, che detiene la cattedra di Psicologia dell’Infanzia presso l’Università di Macerata. Questo ha permesso di comprendere subito pro, contro e limiti del gioco di ruolo, mettendo tutti già sulla stessa lunghezza d’onda. Mi sento di dire che la strada da seguire è il buon senso. Mentre è facile limitare le descrizioni splatter e gore di alcune morti di nemici… forse è controproducente evitare situazioni ansiogene ed inquietanti! Pensa alle fiabe: suggerire un percorso narrativo, che, si!, attraversa lande paurose e perturbanti è una possibilità vera. Sottrarre del tutto questi aspetti rischierebbe di rendere il gioco troppo scialbo, e anche poco istruttivo. L’approccio è “stiamoci attenti, ma non limitiamoci troppo”».
SdR: «Bello l’incontro genitori-organizzatori: ci sono state sorprese?»
M. T.: «Prima di tutto, nessuno ha accusato nessun’altro di satanismo! (ride, ndr). Scherzi a parte, alcuni genitori hanno chiesto di presenziare e abbiamo detto di no. Avere i genitori al tavolo potrebbe limitare l’esperienza dei ragazzi d’altronde. Certo, molti di loro ci hanno chiesto, però, di poter sperimentare il gdr tra adulti! Durante la prossima edizione organizzeremmo delle sessioni demo solo per loro. Stiamo tra l’altro già pianificando un giorno a settimana in cui fare formazione per il gioco di ruolo: non si giocherà, ma i ragazzi interessati potranno venire ad imparare “come si fa il master” (si chiamerà Il Mercoledì del Drago). I più disponibili verranno chiamati a ricoprire questo ruolo sia in sessioni orientate alle classi delle scuole elementari, che in quelle per i genitori. Non sappiamo come andrà a finire, ma sarà divertente scoprirlo ».
SdR: «Ho letto altrove che hai detto “forse potremo migliorare il terzo atto dell’avventura”… quindi avete seguito determinati criteri narrativi per le sessioni?»
M. T.: «Come per i personaggi c’era la volontà di fargli provare il classico fantasy gdr: la locanda, il dungeon, l’esplorazione, l’indagine. Tutto questo però doveva avvenire in sole tre sessioni! Doveva essere una storia breve, che permettesse anche di gestire il level-up al termine di ogni sessione… e che li introducesse al piacere di immaginarsi in un mondo alternativo. Abbiamo tenuto delle tematiche precise ad ogni sessione e ci siamo cercati buone basi narrativi, come il boss Drago finale – non c’interessava l’originalità, ma la percezione della libertà, della bellezza di ruolare… come? Beh, distanziandoci dal mero calcolo e descrivendo al meglio, aiutandoli ad immaginare cosa provano i loro personaggi e che normalmente non avviene in un videogame. È stata un po’ un’esperienza… ecco, un’esperienza! Cos’è un gioco di ruolo? In queste tre sessioni forse l’ho intuito!»
SdR: «Daniele ha avuto modo di far giocare ragazzi delle superiori, grazie ad una iniziativa dell’Associazione Aerel di Pavia. A lui è capitato di vedere anche implementarsi la socializzazione al tavolo tra generazioni e tipologie di ragazzi diversi. A te è successo?»
M. T.: «Bello! Sì, è accaduto, anche se non a livello di età: la nostra è una piccola cittadina e i ragazzi sono quasi tutti coetanei. Però, siccome molti arrivavano con un gruppo amici già formato, c’è stata “trasversalità di amicizie” quando abbiamo introdotto (senza mai accennarlo, quindi grande sorpresa!) il serpente multiplanare. Parlo di una creatura in grado di afferrare equipaggiamento e giocatori trasportandoli, per un breve periodo, in una dimensione (cioè “tavolo”) parallela e farti giocare per un poco con altri giocatori! Abbiamo tenuto in forte considerazione anche che ci saremmo ritrovati con un po’ di sessioni che si svolgevano contemporaneamente. C’era bisogno di “interazione” tra i vari tavoli».
SdR: «Sono iniziati i lavori sull’export del formato, da quanto abbiamo visto! Oltre alla felicità, cosa vi spinge nell’organizzazione?»
M. T.: «L’atto di stampare i materiali e le miniature, di ritagliarli e incollarli su cartoncino… uff, è un’attività laboriosa! Si fa con passione, ma rischia di allontanare i meno organizzati e abituati. Per le repliche della manifestazione ci siamo detti: “Evitiamo ai nostri futuri collaboratori questo sbattimento”. Vorrei materiale pronto, fustellato e di alta qualità perché dovrà essere utilizzato anche per altre repliche.
Ciò ha permesso di coinvolgere coloro che sono meno abituati ai materiali classici di un gdr. Realtà come scuole e enti educativi che sono interessati a riproporre Kids & Dragons, ma non hanno l’esperienza necessaria per mettersi a confezionare schede e miniature di gioco. Inoltre l’invio dei materiali permette un controllo del branding sul territorio nazionale: riconoscibilità e credibilità sono molto importanti per una iniziativa che è rivolta a dei minori»
SdR: «Bene, altro da dichiarare?»
M. T.: «Si guarda, un’ultima cosa a proposito dei comuni: ho scoperto che le amministrazioni comunali si aprono alle iniziative che hanno a che vedere con i più giovani. Insomma, quando tieni 40 bambini per tre pomeriggi al tavolo di una biblioteca con un investimento economico minimo… possiamo dire che si dimostrano molto più disponibili? È una cosa che sta emergendo poco, ma è fondamentale. Vorremo spingere molto questo tipo di accordi, per esempio quello di Chiaravalle ha chiesto di continuare anche oltre la seconda edizione e di ampliarla: noi master abbiamo donato alla libreria del paese i manuali più vecchiotti e il comune si è reso disponibile a comprarne di nuovi! Questo crea una rete che sicuramente ci darà, in futuro, nuovi giocatori e master!».
Che dire, questa intervista ci ha reso “veramente euforici” e non vediamo l’ora di indagare ulteriormente il mondo dei Giocatori Under 14: se avete progetti o gdr che parlano di questo, siete avvisati! Fate come Michele, contattateci tramite la nostra Pagina Facebook oppure con una comoda email a: storiediruolo@gmail.com.
A presto,
Daniele e Edoardo