Benvenuto! Se ti trovi a leggere questa pagina significa che, parlando con un amico o discutendo su un social network, hai fatto un po’ di confusione: magari hai chiesto al tuo amico che parlava di Dungeons & Dragons se funziona anche su PC oppure ti sei iscritto ad un gruppo dedicato al “GDR” (acronimo di Gioco di Ruolo) chiedendo aiuto per un boss di Dark Souls. Niente paura! Scambiare un gioco di ruolo cartaceo per videogame è il minimo sindacale, visto anche la differenza di mercato, e quindi di pubblico e conoscenza, tra i due hobbies (qui un articolo interessante a riguardo, magari ci dedicheremo un post appropriato in futuro). Inoltre, ci siamo noi qui apposta per spiegarti l’arcana differenza (poi non così grande) tra un videogioco di ruolo e un gioco di ruolo cartaceo!
Veterano! Se stai leggendo questo articolo vuole dire solo due cose: qualche amico o conoscente ti ha chiesto se i giochi che fai tu sono come i videogame che gioca lui; oppure hai letto su qualche social network persone chiedere info sulle build di Skyrim nel gruppo di Dungeons & Dragons. Hai altrettante opzioni di fronte a te: puoi prendere i contenuti di questo articolo e ripeterli a lui, usando le nostre parole come spunto e ispirazione (se lo sono), oppure linkargli direttamente questo post. A te la scelta!
Cos’è un gioco di ruolo?
Secondo la definizione di wikipedia, un gioco di ruolo è
un gioco dove i giocatori interpretano il ruolo di uno o più personaggi e, tramite la conversazione e lo scambio dialettico, creano uno spazio immaginario, dove avvengono fatti fittizi, avventurosi, in un’ambientazione narrativa che può ispirarsi ad un romanzo, ad un film, ad una qualsiasi fonte creativa, storica o di pura invenzione.
Wikipedia stessa include i videogame all’interno della pagina gioco di ruolo, quindi se vieni dal mondo dei videogame dovresti avere comunque una certa famigliarità con alcuni termini e con alcune regole del gioco. Eppure la definizione appena fornita è troppo generica, non credi? Raffiniamola!
I giochi di ruolo cartacei (o tabletop rpgs) sono come gli omonimi videogame, ma giocati con carta e penna. Ogni giocatore controlla un personaggio tramite una scheda che rappresenta i suoi punti di forza e le sue capacità. Uno dei giocatori, invece, gestisce tutto ciò che nei videogame è lasciato al motore di gioco: storia, nemici, personaggi non giocanti (o NPC)… Questo giocatore è chiamato in vari modi: Dungeon Master, Game Master, Narratore, eccetera. Durante una sessione di gioco di ruolo si dialoga e si discute in gioco, ovvero pensando come agire a seconda del personaggio che si interpreta. Se c’è bisogno si lanciano dei dadi per decretare come procede la storia anziché affidarsi ad un algoritmo informatico.
Chi vince o come si vince in un GDR?
In un gioco di ruolo cartaceo esistono due possibili tipologie di gioco: possiamo essere di fronte ad un gioco di cooperazione in cui l’obiettivo è portare a termine delle missioni (simile alla modalità co-op dei videogame); oppure possiamo essere di fronte ad un gioco in cui i personaggi possono non essere inclini a cooperare o addirittura il Master/Narratore gioca per ostacolarli attivamente (in gergo fare opposizione). In tal caso dovreste aver capito chi vince: i giocatori quando portano a termine la missione oppure quei giocatori che superano l’opposizione di altri giocatori.
Ad ogni modo, non esiste un unico e certo vincitore. Ad esempio, un giocatore che ha costruito un personaggio per terminare l’esplorazione di una zona di gioco e riesce a completare questa missione può sentire di “aver vinto”, così come quel Master/Narratore con l’obiettivo di intrattenere i giocatori con intrighi e combattimenti mortali si sentirà, al termine della storia, ripagato a tal punto da sentire di aver vinto.
Ma è così importante stabilire se e quando qualcuno vince in un gioco di ruolo? In realtà no: l’elemento fondamentale del gioco di ruolo cartaceo è la socializzazione al tavolo. Questo è un mio parere, ma molti giocatori vi diranno la stessa cosa: conoscere nuove persone, relazionarsi con loro mentre si interpretano dei ruoli, arrivare a compromessi per finire un’avventura… tutte queste cose funzionano se al tavolo si parla e si dialoga liberamente, stando attenti comunque a non rompere le regole: barare non è mai divertente in un gioco di ruolo.
[spoiler title=’Per i Veterani: Chi vince? Come si vince?’ style=’default’ collapse_link=’true’]Almeno una volta nella vita (io almeno una volta al mese) sentirete porvi questa domanda. Personalmente credo vadano bene come risposta entrambi i due evergreen del giocatore medio:
- nessuno, nei giochi di ruolo si gioca per divertirsi.
- tutti quanti, purché ci si diverta.
Il 50% delle volte ripaga, ma il restante provoca la domanda tre – che indagheremo a breve. Altre alternative che vi propongono dipendono molto dalla persona che avete di fronte: porre qualche domanda al malcapitato fa sicuramente comodo, dunque. In sostanza, le mie tre risposte tipo sono:
- vince chi crea un personaggio secondo i suoi gusti e riesce a portarlo alla fine della sua storia, come in un telefilm o in un film;
- il gioco di ruolo cartaceo è un gioco collaborativo, quindi si vince se il gruppo di gioco supera le difficoltà della storia e arriva alla fine della stessa;
- vincono i giocatori se si divertono e i personaggi se sopravvivono.
Lo so, alcuni di voi storceranno il naso: l’immedesimarsi nel personaggio non viene ben sottolineato. Anche questo elemento è secondo me una “vittoria” in senso lato, ma in un certo senso personale poiché dipende tutto da come gestisco il mio personaggio; invece quando presento un gdr preferisco sottolineare subito il lato sociale del gioco, quello che ci porta al tavolo a ricreare cameratismi e ostilità, voglia comune di vedere come va a finire oppure di farcela una volta per tutte. Nonostante questo, credo che la prima delle tre risposte che ho proposto sia abbastanza adeguata nel caso voleste sottolineare l’immedesimazione nel proprio personaggio.
Prima di proseguire, perché dire “no, non vince nessuno”? Nella mia esperienza un no secco ad una persona che cerca di esplorare un nuovo territorio può essere controproducente, ma dipende ancora una volta da chi avete di fronte. Sicuramente è meglio fare un qualche parallelo con il concetto generico di “gioco” che ammette e anzi sfrutta il binomio vittoria/sconfitta anziché dover insegnare anche un nuovo linguaggio oltre ad una nuova esperienza… [/spoiler]
“Eh ma che gusto c’è?”
Spesso ho sentito amici videogamer chiedermi questo. Sicuramente se si vivono avventure al limite tra grottesco e demenziale vi posso assicurare che il divertimento è assicurato: possono accadere eventi in un gioco di ruolo cartaceo che non potranno con facilità avvenire in un videogame.
Eppure, a mio personale parere, esistono diversi “gusti” nel giocare cartaceo, ma dipende molto da cosa intendete con la vostra domanda.
- Potreste chiedermi qual è l’obiettivo del gioco di ruolo, ovvero se è incentrato sul costruirsi una build oppure lootare.
- Potreste invece essere dubbiosi sul tipo di storie raccontate e che differenze ci sono con le storie di un videogame, magari perché dubitate che possano esserci avventure abbastanza sfidanti o interessanti.
- Potreste voler sapere come mai è utile interpretare un personaggio e giocare con matite e dadi rispetto ad avere un joystick in mano.
Prima di tutto voglio sottolineare che i miei paralleli tra giochi e videogiochi di ruolo sono fatti al solo scopo esemplificativo: non stiamo decidendo quale dei due è migliore, perché sono due cose differenti! Certo, hanno degli elementi in comune come abbiamo già visto, ma anche alcuni elementi differenti.
- L’obiettivo di un gioco di ruolo è portare i personaggi alla fine della loro storia, personale o collettiva. “Fine” nel senso di un evento dopo il quale non avrai più voglia di farti domande su cosa sia successo al tuo o al vostro personaggio. Siamo su un territorio dunque simile ai videogame, salvo il fatto che sta al vostro gruppo o al master decidere quando mettere la parola fine all’avventura: potrete giocare per poche sessioni oppure addirittura per decenni!
- Il Master o Narratore ovviamente creerà diversi ostacoli, da nemici da abbattere a cospirazioni da sventare, per permetterti di esplorare il tuo personaggio e la sua storia. Insomma, sta a lui rendere l’avventura interessante e sfidante e potendo vedere le vostre reazioni in diretta può anche avere una certa libertà, un grado di improvvisazione che deriva dall’esperienza che lui ha maturato con il gioco di ruolo.
- Quando gestisci il tuo personaggio, ovviamente i dialoghi li fai tu non il master! Anche le descrizioni di come agisci, come attacchi, come seduci, come convinci l’NPC di turno… in questo modo il Master è in parte avvantaggiato, perché deve pensare “solo” a come reagire alle azioni dei personaggi che voi giocatori descrivete. Inoltre questo significa che il gdr cartaceo ha un grado di libertà delle azioni da poter compiere pari o superiore ai videogame: questo non significa che tu non debba riflettere su come il tuo personaggio agirebbe in quella situazione, ma sicuramente è diverso dall’avere un dialogo in cui alla domanda dell’NPC ti vengono proposte varie opzioni di risposta. Tu crei le tue opzioni, ad ogni step.
Esistono altre differenze? Beh, sì: esistono delle differenze macroscopiche. Quando giochiamo ad un gdr cartaceo abbiamo spesso conti semplificati, schede (simili alle schermate del menù Dark Soul) per ricordarci capacità e poteri, ma anche difetti del nostro personaggio. A volte il Master/Narratore ti rema contro gestendo pericoli ambientali anziché nemici e NPC; altre volte ti aiuta interpretando personaggi che ti aiuteranno nelle tue missioni.
Ma quindi cosa devo fare per provare un gioco di ruolo cartaceo?
Devi aspettare il prossimo articolo dedicato all’Introduzione al gdr! Vogliamo infatti mantenere un certo ordine nei nostri interventi: quello che hai appena letto è un modo per spiegarti cosa sia un gdr cartaceo, ma per giocarne uno partendo da zero serve un altro intero articolo – anche se in realtà ti basterebbe un po’ di tempo da spendere per leggere un manuale di gioco e poi qualche altro ingrediente: tre orette del tuo tempo, qualche amico, matite, gomme, amici, bevande e schifezze da mangiare.
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